Tenente di vascello Giuseppe Garrassini GARBARINO

                                   

 

 

                                                                                                                                                       

 

 

                                                                      Allievo Accademia Navale                                                                                                 Tenente di vascello  

                                                                 (Archivio Accademia Navale)                                                                                                                                       (Archivio Giovanni Solli)

 

Nato l’ 8 gennaio 1885 a Loano, (Savona)  da Francesco e Fanny de Amicis, una famiglia nobile di antiche tradizioni; suo padre, ingegner Francesco,  marchese, fu sindaco della città di Loano, mentre la madre Fanny de Amicis era cugina dell’autore del romanzo “Cuore” Edmondo de Amicis e di Mons. Giacomo de Amicis, vescovo ausiliario di Genova. Dopo il Liceo, affascinato dalle avventure che raccontavano i vecchi marinai del porto, iniziò a manifestare una forte passione per il mare e, superate le prove per l’adesione alla ferma volontaria, entrò nella Regia Accademia Navale di Livorno come allievo il 17 agosto 1902.

Ricoprì successivamente  i seguenti ruoli:

 

Guardiamarina dello Stato Maggiore dal 1 dicembre 1905.

Sottotenente di vascello  dal 1 giugno 1908.

Tenente di vascello dal 1 giugno 1913.

 

Svolse i suoi primi imbarchi durante il sevizio nella Regia Accademia Navale sulle R.N. Curtatone e Vespucci fino al 3 novembre 1905. Dal 16 dicembre 1905 fu imbarcato sulla R. N. Brin, poi sulla R. N. Vesuvio, dove compì un lungo ciclo di navigazione verso l’Oriente. Prestò servizio inoltre sulle R.N. Amalfi, Volturno, San Marco e Elba.[1] Dal 4 maggio 1907 andò in missione  a Chin-Kiang in Cina.

            Prese il Brevetto di Pilota n° 29 a Centocelle il 22 dicembre 1910 e il brevetto Militare il 1° maggio 1912. Completò l’istruzione sugli idrovolanti a Juan les Pins, ove era giunto da Douai (Francia) come inviato militare, per studiare l’organizzazione aeronautica francese.

            Prestò servizio d’aviazione  in Libia dal 13 marzo 1912 al 1 agosto dello stesso anno. Nella base navale di Tobruk iniziò i suoi voli di guerra e fu decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Terminata la guerra in Libia, venne incaricato di organizzare il campo di aviazione e le officine di Pordenone, dove dimostrò la sua capacità organizzativa e tecnica.

Nel 1913 venne inviato a Livorno per un Corso Superiore; nel luglio dello stesso anno ritornò in Oriente e agli inizi del 1914 si imbarcò su nave Elba con il suo idrovolante.

            Il 30 dicembre 1914, mentre pilotava un idroplano Curtiss, nel discendere con troppa inclinazione, l’apparecchio si inabissò in mare. Il Garrassini riportò contusioni e lacerazioni agli arti inferiori. Riprese  tuttavia gli imbarchi previsti per gli avanzamenti di carriera sulle regie navi, rinunciando alla sua attività di pilota sulla nave  Elba. Terminato tale periodo  riprese a volare.

 

  

 

 

 

Aviatori sul campo di Centocelle: da sinistra com. Ginocchio, Garrassini Garbarino, Cap. Winckels,

De Rada, Pulvirenti e Scaparro  (Cobianchi M. op. cit. Editoriale Aeronautico, Roma, TAV. XXXIX)

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            Agli inizi del 1915 venne destinato all’aeroporto di Ferrara per organizzare una squadriglia di Caproni, incarico che accettò con grande entusiasmo. A Ferrara lo attendeva però una grossa delusione; il materiale per organizzare la squadriglia, infatti, non arrivò mai e pertanto Garrassini cominciò a dedicarsi ai dirigibili. L’incarico ebbe breve durata e, poiché  la Marina aveva bisogno di specialisti,  Garrassini ricevette disposizione di recarsi a Venezia alla Squadriglia Idrovolanti per le prove degli apparecchi Curtiss  tipo America.[2]

Si trovò quindi a volare in compagnia di Miraglia, Bologna, Bresciani, Montanarella, Della Rocca, Manfredi Gravina e D’Annunzio.

Nel settembre del 1916 diventò il Comandante della Stazione Idrovolanti S.Andrea, la più avanzata e la più importante del fronte, in opposizione alla base aerea nemica di Pola. Riorganizzò la squadriglia e iniziò le incursioni in gruppi composti da bombardieri con la scorta dei caccia, mentre le squadriglie italiane si aggregarono  a quelle francesi.

            Con lui come comandante, Gabriele d’Annunzio volò su Trieste nell’agosto del 1916. Fu in quel volo che d’Annunzio, alla vista di aerei nemici, scrisse queste parole  su un bigliettino (carnet).[3]

 

“Aeroplani nemici in vista. Dici che ci possono raggiungere?”. Il pilota rispose: “Ne ho i miei dubbi, volano troppo bassi per poterci raggiungere”.

 

            Soddisfatto  dell’affermazione sicura e decisa del pilota, il poeta gli scrisse:

 

“Vivendo e volando che male ti fo?”.

 

Il 13 settembre volò su Parenzo con una formazione composta da  dodici aerei, cinque dei quali francesi, bombardando gli hangars di aviazione. Non vi fu alcun danno agli aerei tranne che a quello di Garrassini che, colpito al motore, fu costretto, dopo una mezz’ora di volo irregolare, ad ammarare a 15 miglia da Cortellazzo, presso una torpediniera di servizio scorta.

Molto attento a colpire esclusivamente obiettivi militari, compì incursioni multiple su Pola, Parenzo, Bosco Ulivi, Rovigno, Salvore e Trieste.

 

 

 

 

Foto di gruppo con piloti italiani e francesi; il 3° da sx. è il Comandante del CAM Reynaud,

mentre il 3° da dx. è il Comandante di S. Andrea Garrassini Garbarino. (Archivio Davide Méchin).

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Divenuto anch’egli amico di d’Annunzio, lo frequentò assiduamente, come testimonia questa lettera inviatagli dal poeta  alla Stazione S.Andrea:

 

“ Mio carissimo Pippo, come sarò felice di rivedere te e Gigi Bologna in Sant’Andrea! Avevo per te e per lui il mio libro. Ecco che ho l’occasione di mandartelo. Verrò a colazione venerdì, se ti piace. Mandami il motoscafo. Ma se ti scomoda, posso avere il mio vecchio Leone. Arrivederci. Buon Anno! Ti abbraccio. Ricordami ai camerati se ne rimangono! Il tuo Gabriele D’Annunzio”.

 

Garrassini rimase a Venezia alla Stazione Idrovolanti dal 17 luglio 1915 all’ 11 febbraio 1917, giorno della sua morte.

L’ammiraglio Guido Milanesi, autore del libro Albatros - L’aviazione navale in guerra, così descrive Garrassini Garbarino:

 

“Venezia era la guerra viva. Divenne lui il capo di quelle spedizioni che non dovevano dare requie al nemico e spettò a lui il compito di rintuzzar le offese di questi. Dal settembre 1916 al febbraio del 1917 lo assalì come una febbre di combattimento che fu come l’alta fiammata della sua vita guerriera. Dimagrito, la pelle disseccata dalle intemperie, calmo, semplice, parco di parole e di gesti, pareva personificare il simbolo della dedizione spinto ai limiti estremi del corpo e dell’anima”.

 

            Di seguito il racconto dell’incidente mortale da parte di G. Milanesi:

 

“Eccolo il quadro dell’apoteosi; ha uno sfondo d’immenso azzurro e per cornice, i frastagliati cumuli delle nuvole. Egli stringe il volante del suo apparecchio che ritorna in Italia dall’aver seminato morte su Pola. Impellicciato, gli occhi nascosti da grossi occhiali di talco, il capo ricoperto dall’elmo di cuoio, immobile palpita coi trepidamenti del motore. Accanto a lui è il suo giovane allievo, il Guardiamarina Agostino Brunetta, anch’egli deforme fantasma di guerra dallo stesso aspetto di “batrace” magnifico.

Laggiù, lontano, dietro di loro un punto che spinto da una velocità frenetica, li segue, divora inavvertito la distanza, diviene piccola T, rivela le ali,  scintilla nell’aria alle loro spalle, non visto, lo sfavillio rapidissimo di una mitragliatrice e il frastuono del motore, impedisce di avere l’esatta gravità della situazione”.

 

            Il Guardiamarina Brunetta,  in volo con lui come osservatore al momento dell’incidente, si rese conto che il liquido che sporcava le sue mani non era olio, ma sangue. Gli fu subito chiaro quanto era accaduto. Le mani inesperte dell’allievo, che si era accorto delle condizioni disperate del pilota, presero il comando del velivolo riuscendo ad ammarare. Non avendo la forza di riprendere il volo, Brunetta dovette riportare a Venezia la salma di Garrassini galleggiando lungamente sul mare

 

            Garrassini lasciò queste parole come  testamento:

 

“Se un giorno queste mie righe dovranno essere lette, io, orgoglioso e sereno avrò dato la mia vita per la Patria nostra. Non si versi per me neanche una lacrima; ho amato la mia carriera e il mio mare e da essi ho avuto ogni soddisfazione. Come ad essi avevo dedicato ogni mia energia, così per essi sono fiero di aver dato anche la vita.

Desidero essere seppellito senza alcun onore, ma solo con quelle regole che detta la fede Cattolica, nella quale ho vissuto e sarò morto”.               

2 marzo 1916

 

 

           

 

 

            Questo è lo scarno comunicato  con cui si comunicava l’incidente mortale di Garrassini:

 

UFFICIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA

RISERVATISSIMO

BOLLETTINO N° 374

 

NOTIZIE PERVENUTE FINO ALLE ORE 12 DEL 12 FEB. 1917

 

“Ieri un gruppo di nostri Idrovolanti condotti dal Tenente di Vascello GARRASSINI ha effettuato una esplorazione offensiva sulla Piazza di Pola gettando 9 bombe esplosive sull’Arsenale e sulle navi con risultati visibilmente efficaci.

Il nutrito fuoco dell’artiglieria nemica ha colpito  il solo F.B.A. n° 7 uccidendovi il pilota Tenente di Vascello GARRASSINI. L’apparecchio che è caduto a 30 miglia da Pola, è stato preso a rimorchio dalla Torpediniera 21 O.S.

E’ stato constatato che la situazione della forza navale nemica, composta di 13 grosse unità e di numerose cacciatorpediniere, è immutata. Due unità di medio dislocamento si trovano alla fonda all’imboccatura Nord del Canale di Fasana al riparo di visibili ostruzioni.

 

F.to: IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELA MARINA

 

 

Terminata la guerra e riordinate le basi dell’Aviazione di Marina,  alcune  Stazioni Idrovolanti  furono intitolate agli eroici piloti morti in servizio.

 

FOGLIO D’ORDINI

N° 149 del 23 giugno 1920

 

ART.1

 

A ricordo ed onore degli aviatori che, avendo durante la guerra maggiormente esplicato entusiasmo, scienza e coscienza nell’organizzazione e nell’azione del servizio aeronautico navale, perdettero gloriosamente la vita in servizio aereo, ad incitamento dei giovani che arditamente si preparano a servire la Patria nell’aria, le sotto indicate Stazioni Idrovolanti della Regia Marina porteranno i nome glorioso e benemerito di:

 

            Tenente di Vascello PIEROZZI ORAZIO, morto il 17 marzo 1919, quattro Medaglie d’Argento ed una di Bronzo – Stazione Idrovolanti R. Marina di Brindisi;

 

            Tenente di Vascello GARRASSINI GARBARINO GIUSEPPE, morto il 12 febbraio 1917, Medaglia d’Oro – Stazione Idrovolanti R. Marina di Pola.

 

            Tenente di Vascello FIASTRI GIORGIO, morto il 15 febbraio 1919, due Medaglie d’Argento e due di Bronzo – Stazione Idrovolanti R. Marina di Spezia.

 

            Tenente di Vascello ARLOTTA MARCELLO, morto il 1 settembre 1918, una Medaglia d’Argento e una di Bronzo – Aeroscalo R. Marina di Grottaglie.

 

 

 

 

MEDAGLIE E ONORIFICENZE

 

Campagna dell’Estremo Oriente 1907;

Medaglia portante il motto “Cina”;

Campagna di guerra italo-turca 1911-1912;

Medaglia comm. della guerra italo-turca 1911-1912;

Croce di Guerra con palme Francese, 1917

Croce di Guerra d’Argento Inglese, 1917

 

 

 

MEDAGLIA d’Argento al V.M. per R.D. 3.4.1913

 

Motivazione:

 

“Pilota di un aeroplano, compiva utili ricognizioni sul campo nemico noncurante dei pericoli derivanti dallo strumento ancora imperfetto, dalle condizioni atmosferiche spesso precarie e dalle offese nemiche”

(Tobruk, aprile-luglio 1912)

 

 

Campagna di guerra italo-austriaca 1915-16-17;

Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918;

Medaglia interalleata della Vittoria;

 

            Medaglia d’Oro al V.M. (alla memoria) per Decreto Luogotenenziale 10 giugno 1917 in commutazione della Medaglia d’Argento al V.M. concessagli con R. Decreto 18 marzo 1917.

 

 

Motivazione:

 

“Nelle officine tecnico esperto rese preziosi servizi all’aviazione, istruendo nuovi piloti. Sui Dirigibili, prima, poi  Caposquadriglia e Comandante di Stazione Aerea, spiegò mirabili qualità di organizzatore. In varie azioni di guerra con esemplare ardimento condusse numerose squadriglie a bombardare i muniti obiettivi militari nemici, finchè sprezzante di ogni pericolo, fulminato nell’aria da mitragliatrice nemica, orgoglioso e sereno, dette alla Patria in olocausto la vita, lasciando di se esempio fecondo di nuovi ardimenti”.

 

(Alto Adriatico, 11 febbraio 1917).

 

I funerali si svolsero a Venezia il 14 febbraio 1917 alla presenza del padre Francesco, Gabriele d’Annunzio, autorità, compagni d’armi, amici ed un’immensa folla.


 

[1] Ministero della Difesa  - Direzione Generale per il Personale V Reparto, 17ª Divisione Documentazione Personale Marina, Documenti Matricolari di Garrassini Garbarino Giuseppe.

 

[2] Comunicazione del Capo di Stato Maggiore V reparto con n° di protocollo 17938 del 15 Luglio 1915.

[3] L’abitudine di scrivere su bigliettini durante il volo era data dal motivo che il rumore del motore e la cuffia di lana (camauro) impedivano la comprensione  delle parole che i piloti si scambiavano in volo.

 

 

 

Notizie tratte dal libro: GIUSEPPE MIRAGLIA e gli amici della Squadriglia Idrovolanti dell'Isola di S. Andrea-Venezia di Giovanni SOLLI ed. WALBERTI LUGO